Giugno 2016
Come ben sapete (o potete certo immaginare), un’area metropolitana di quattro milioni di abitanti come quella di Atene, sarà necessariamente pressante e caotica; eppure, per via della gentilezza dei suoi abitanti e della bellezza del mare e dei monti, a differenza di tante metropoli non ci si sente affatto soffocare né stravolgere. Soprattutto, non ci si sente mai soli, tristi o depressi. Trovate strano questo effetto di Atene? Allora, fate attenzione a quel che sto per dirvi adesso: se la grande città non “schiaccia” mai, un’altra piacevole magia attende chi va in provincia. Si potrebbe infatti temere, essendo qui pochi gli abitanti, essendo la natura selvaggia, essendo il territorio montuoso, essendo la vita veramente tranquilla, di restare ahimè vittime della noia, del non sapere mai che fare, dello stancarsi di strade solitarie, del non avere a disposizione tante cose. Ahahahah! Che errore! No, non pensate mai così! Non solo la natura greca vi accompagna ovunque con la sua strepitosa bellezza, ma in provincia, che lo crediate o no, è impossibile annoiarsi. E quindi, è impossibile sentirsi soli.
Perché?
Io, ad esempio, sono spesso a Dorio, un paesino nell’entroterra del Peloponneso, a una quarantina di chilometri da Kalamata (la simpatica città di cui vi ho già accennato). Faccio tappa qui perché ho splendidi amici che mi sostengono e accompagnano nei miei spostamenti culturali o di piacere, e vi posso garantire che in Messenia – come in tutto il resto della Grecia fuori Atene – la vita scorre sì molto più lentamente, non ci sono grandi attrazioni, cinema e teatri, ma è semplicemente impossibile annoiarsi. Si sta benissimo, e non si vorrebbe più venir via. Le persone prendono il loro tempo per discorrere del più e del meno, per prendere il caffè insieme, per raccontarsi tante cose, per stare bene assieme, per fare festa assieme… Si godono la vita, insomma, e per conseguenza la fanno godere agli altri. In tutta la Grecia, in Atene e fuori, c’è sempre il colore e il calore a farti stare bene.
Potreste però pensare, standovene in Italia, che, in fondo, solo ad Atene si troveranno i veri e grandi monumenti. Quelli che insomma veramente contano. Sì, lo so, abbiamo visto insieme tantissimi luoghi, siamo stati a Sparta, a Messene, a Salonicco ecc, dove i monumenti non mancavano di certo. Però, sotto sotto, potreste ritrovarsi a pensare che probabilmente i monumenti di Atene saranno in qualche modo “superiori”, il non plus ultra di quel che si potrà vedere. Eh no, cari amici, anche qui fareste un gravissimo errore. Tutta la Grecia è un unico enorme monumento!
Ne volete la prova?
Andiamo in un posto isolato. Anzi, molto, molto isolato. Andiamo per esempio a visitare il tempio di Apollo Epicurio, presso Bassae e vicino alle cascate del fiume Neva (detto per inciso, l’unico fiume, in qui in Grecia, ad avere un nome femminile). Da molti mesi desidero raggiungere proprio questo tempio! Venite come me a vedere questo “Partenone del Peloponneso” – come lo chiamano comunemente. Sì, Partenone, proprio Partenone. Da Dorio ci metterò più di un’ora di strada con l’auto, e per la maggior parte del tempo la mia unica compagnia sarà quella delle pecore che brucano liberamente a ridosso dell’asfalto!
Se anche voi vorrete un giorno raggiungere questo tempio isolato nelle montagne, dovrete armarvi di molta pazienza e non avere fretta. Dovrete infatti guidare lentamente tra i tanti saliscendi e le infinite curve, altrimenti vi verrà – o la farete venire ai vostri passeggeri – una vera nausea da strada. Soprattutto, non dovrete mai disperare. Infatti, non avrete sbagliato strada: semplicemente, dovrete fare tante, tante, e ancora tante curve.
E infatti, eccovi finalmente arrivati! Evviva!
Ahi ahi ahi! Riconosco la copertura bianca che da troppi anni cela il tempio. L’avevo vista nelle foto, ahimè, e speravo proprio di non doverla vedere dal vivo. Sembra un po’ un tendone da circo, e, per me che vorrei i monumenti greci sempre presentati in modi impeccabili, è un po’ una piccola delusione. Va beh, sono troppo felice di essere arrivata, e se proprio volessi trovare un lato positivo all’antiestetica copertura, potrei forse dire che entrando all’interno si ha come la sensazione d’entrare in una realtà parallela: sotto questo orribile tendone, infatti, si cela un tesoro incredibile!
Epicurio? Hm, non Epicuro, ma Epicurio… Perché?
Facile! Epicurio è solo un epiteto che veniva dato ad Apollo quando lo si considerava per la sua potenza di guaritore. Il santuario aveva quindi a che fare con la medicina e la speranza di guarire. Pare che gli antichi abitanti del luogo avessero attribuito ad Apollo la salvezza da una grave pestilenza (quella che aveva colpito la Grecia nel quinto secolo a. C.). Insomma, anche qui, come ovunque, ecco il mito.
Che posso dirvi del tempio? La costruzione è davvero enorme, dà una sensazione di maestosità, e i resti sono impressionanti per l’ottimo stato di conservazione. Non c’è da meravigliarsi se viene definito il Partenone del Peloponneso! Ma la somiglianza, badate bene, non si limita alla sola monumentalità della struttura: l’aveva infatti progettato Ictino, lo stesso architetto del Partenone di Atene. Il mondo è piccolo, ma quello antico forse ancora di più!
Non vi dicevo forse che la Grecia è tutta un monumento? Controllo la pianta del luogo… Ecco, ci sono altri due templi un po’ distanti, a un centinaio di metri di altitudine o poco più, qui alla sommità del monte Koitilion. Beh, le scarpe sono comode, non mi resta che andare. Sto attenta a eventuali serpentelli – questa è la loro stagione – e mi metto in marcia. Il percorso non è difficile, e in pochissimo tempo giungo ad una radura tutta verde e con tantissime farfalle. Mi ritrovo a guardare dall’alto il tempio di Apollo celato dai teloni. Dei templi che volevo vedere qui in cima – di Afrodite e d’Artemide – non restano che poche tracce. Peccato, ma la bellezza del paesaggio ripaga la fatica.
La solitudine è una cosa, e l’isolamento invece un’altra. Il tempo di Apollo, qui, e tutto l’intorno, è il luogo che più qui in Grecia mi ha ispirato il senso di estraniamento, di isolamento dal mondo. Una sensazione, questa, che nemmeno le Meteore mi hanno ispirato in modi così intensi. Là, tra i monasteri, ci sono infatti comode e moderne strade che connettono un paesino all’altro, e i centri abitati stanno tutti ai piedi delle rocce. Qui, invece, ci si ritrova immersi nelle colline, e dal monte si vede solo l’immensa distesa di verde…
Bellissima descrizione, anche io ho provato le tue stesse emozioni dinnanzi a questo tempio.
Grazie Grabry, mi fa molto piacere!